venerdì 4 marzo 2011

La macchina 11 della Cartiera di Toscolano non si fermerà

E’ stata lunga, ma il posto di lavoro è salvo. La macchina 11 della Cartiera di Toscolano non si fermerà.

Ripercorriamo molto brevemente i fatti. Alla fine di settembre 2010, il gruppo Burgo, proprietario della Cartiera, annuncia lo stop della macchina 11, ossia quella che produce carta naturale patinata a ciclo continuo. La motivazione: il mercato non richiede più questo prodotto. L’anomalia: il bilancio della Cartiera è positivo. Da subito i sindacati si mettono al lavoro. Le forze politiche locali fanno fronte comune per difendere i lavoratori e le loro famiglie (110 circa gli operai della “11”, 300 il totale della fabbrica).

Il lavoro, l’economia e la storia plurisecolare di un paese sono in pericolo. Immediatamente viene istituito un tavolo istituzionale. I rappresentanti del PD sono i primi a giungere in Cartiera: Paolo Corsini, Guido Galperti, GianAntonio Girelli incontrano i lavoratori e si fanno portavoce delle loro istanze presso le sedi istituzionali. Nel frattempo la Burgo tace. Conferma solo la propria intenzione di chiudere la macchina entro il 31 dicembre. Fiaccolate e manifestazioni si succedono per tener alta l’attenzione.

Finalmente, dopo un testa a testa tra l’Rsu e la Burgo, si giunge ad un accordo: cassa integrazione straordinaria a rotazione per crisi di mercato. La motivazione della cig è interessante, perché si parla di crisi di mercato in genere, e non di mancanza di mercato per la carta naturale prodotta dalla macchina 11. Sì, perché parliamo della carta che viene usata a Cles, negli stabilimenti della Mondadori, una carta che, a differenza di altre, non “sporca” e permette una stampa più veloce.

Su richiesta del Partito Democratico di Toscolano Maderno è costituita una commissione consiliare: ad essa sottoponiamo un interessante progetto che coinvolge non solo la cartiera, ma l’intera popolazione. Questo progetto andrebbe ad affiancare quello presentato dall’RSU che si è trovata a giocare non il classico ruolo di mediazione tra la proprietà e i lavoratori, bensì un ruolo atipico avendo creato un progetto di riqualificazione della macchina e dell’intero comparto. Ad oggi i lavoratori si alternano a stare a casa “in cassa”. Abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo, ma siamo consapevoli che la situazione non è risolta. Siamo più attenti che mai perché non vogliamo che 300 famiglie debbano nuovamente vivere per mesi senza sapere come sarà il loro futuro.

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